Ho preso in mano la macchina fotografica per le prime volte per spiegarne a mio padre l'uso: purtroppo la sua analogica dei tempi d'oro ormai era rotta e avevamo deciso di regalargliene una nuova ugualmente compatta ma digitale, una Canon bridge. Purtroppo il digitale non è mai stato il suo mondo, allora per spiegargli come funzionava ho dovuto prenderla in mano io e fare delle prove nei miei ambienti quotidiani, soprattutto esterni perchè all'epoca stavo parecchio in giro in bicicletta. Avevo 14 anni e ho scoperto il mondo solo perchè potevo inquadrarlo. Ho pensato molto a questo: che le cose diventano affascinanti nel momento in cui le isoli dentro una cornice. Non ho mai capito se sia una cosa positiva o meno, ma è stato ugualmente una modalità che mi ha cambiato molto e in cui non mi pesava in modo alcuno passare il tempo, anzi.  
È stato come aprire gli occhi, scoprire che la bellezza c'è sempre stata, che accadeva in modo totalmente gratuito sotto i miei occhi sempre. Di fronte a questo atto così spontaneo, a questo esserci e a questa presenza così soverchiantemente arbitraria e libera, perderci del tempo per vederla e portarla con me era un investimento che mi sembrava il minimo. Non sentivo un senso di dovere nei suoi confronti, ma di grazia. Probabilmente avevo molto tempo, la spensieratezza e l'ingenuità di quando non hai ancora molta coscienza di te stesso, ma ho l'impressione di aver davvero passato tanto tempo (si può dire "perso"?) a fotografare di continuo la stessa cosa, non ero mai contenta o non era mai abbastanza. 
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​​​​​​​I picked up the camera for the first few times to explain its use to my father: unfortunately his analogue camera from the golden days was now broken and we had decided to give him a new one equally compact but digital, a Canon bridge. Unfortunately, digital has never been his world, so in order to explain him how it worked, I had to take it in my hands myself and do some testing in my everyday environments, mostly outdoors because I was riding my bike around a lot at the time. I was 14 years old and I only discovered the world because I could frame it. I thought a lot about this: that things become fascinating the moment you isolate them within a frame. I never understood whether this is a good thing or not, but it was equally a mode that changed me a lot and in which I did not burden myself in any way to spend time, on the contrary. 
It was like opening my eyes, discovering that beauty was always there, that it was happening totally freely under my eyes all the time. In the face of this act so spontaneous, this being there and this presence so overwhelmingly arbitrary and free, to lose time to see her and take her with me was an investment that seemed the least. I felt not a sense of duty to her, but of grace. I probably had a lot of time, the thoughtlessness and naivety of when you don't have much self-awareness yet, but I feel like I really spent a lot of time (can you say "lost"?) photographing the same thing over and over again, I was never happy or it was never enough.
Nella scuola di fotografia che ho fatto in molti casi si è parlato di "motivazione" o di "intenzione" della fotografia. Ho sempre ammirato quelli che ne hanno una: i fotoreporter, i fotografi impegnati socialmente nella trasmissione di un messaggio sociale forte, i pubblicitari in grado, con una sola immagine, di far riflettere su (e spesso crollare) l'impianto del mondo occidentale. Non so se dipenda dalla mia poca autostima o se sia davvero così, ma non mi sono mai sentita in grado di fare qualcosa del genere: mi sembra un'ambizione troppo alta per me, spiegare qualcosa a qualcuno, e forse non mi interessa, perchè sono io che voglio che mi vengano spiegate le cose. Forse è una forma di pigrizia. Ciò che per me rimane è il fatto che qualcosa o qualcuno sia bello mi è sempre sembrata una ragione sufficiente per fotografarlo. Sarò un po' estetista alla Oscar Wilde? Dovrei impegnarmi di più? Le volte che ci ho provato ho portato a casa delle foto che mi risultavano orrende, ma sicuramente è anche colpa del fatto che in questo sono poco allenata.
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In the photography school I went to in many instances there was talk of the "motivation" or "intention" of photography. I have always admired those who have one: photojournalists, photographers who are socially engaged in conveying a strong social message, publicists who are able, with a single image, to make people think about (and often collapse) the Western world's establishment. I don't know if it's because of my low self-esteem or if it's really the case, but I've never felt able to do something like this: it seems too high an ambition for me to explain something to someone, and maybe I don't care, because I'm the one who wants things explained to me. Maybe it's a form of laziness. What remains for me is the fact that something or someone is beautiful has always seemed to me reason enough to photograph it. Am I going to be a bit of an Oscar Wilde aesthetician? Should I try harder? The times I've tried I've brought home photos that turned out awful, but surely it's also the fault that I'm untrained in this.
Ho iniziato a mettere leggermente più a fuoco la questione della bellezza gratuita con l'esperienza delle fabbriche abbandonate. Un luogo piuttosto maistream, me ne rendo conto, anche se non mi era chiaro perchè lo fosse. 
La cosa che mi ha fatto effetto in quelle che ho visto è che c'è un sacco di luce. Luce da tetti sfondati, da muri crollati, da vetri rotti. Anzi, la luce non c'è, accade: lì dove non dovrebbe essere eppure c'è, c'era prima che la io la vedessi e ci sarà anche quando non la vedrò. Crea qualcosa di commovente, una Sagrada Familia di periferia dove però l'edera che si arrampica sulle pareti è reale, e tutti gli oggetti dimenticati e i murales dei ribelli sinistroidi, le foglie portate dal vento, l'acqua che gocciola, le briciole di vetro sotto le suole, sono reperti, cimeli in un silenzio anomalo, pieno di luce, come dentro una cattedrale. Una cattedrale breve, umana, per noi e le nostre tracce, belle o brutte che siano. Una specie di fiore silenzioso e inutile, che conserva memorie che forse non posso capire ma che non per questo sono meno belle. 
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I began to focus slightly more on the question of free beauty with the experience of abandoned factories. A rather maistream place, I recognize that, although it wasn't clear to me why it was. 
The thing that stood out to me in the ones I saw is that there is a lot of light. Light from smashed roofs, from collapsed walls, from broken window glass. In fact, the light is not there, it happens: there where it shouldn't be and yet it is there, it was there before I saw it and it will be there when I won't see it. It creates something moving, a suburban Sagrada Familia where, however, the ivy climbing the walls is real, and all the forgotten objects and murals of the leftist rebels, the leaves carried by the wind, the dripping water, the crumbs of glass under the soles, are relics, remembrances in an abnormal silence, full of light, like inside a cathedral. A short, human cathedral for us and our traces, good or bad. A kind of silent, useless flower, preserving memories that I may not understand but that are no less beautiful for that.
Grazie per essere arrivato fino a qui, direi che ho scritto più che abbastanza. 
Di seguito ci sono foto più "organizzate" e tematizzate grazie al fatto di averle pubblicate su Instagram.
Ogni tanto un po' di ordine fa decisamente bene.  
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Thank you for getting this far, I'd say I've written more than enough. 
Below are more "organized" and themed photos thanks to posting them on Instagram.
Every once in a while a little order definitely does some good.
ABSTRACT NATURE
Questa serie è una sperimentazione, un gioco quasi: immagini meno fotografiche e più grafiche, ottenute specchiando dalle due alle quattro volte alcune fotografie di fiori e foglie. I soggetti originali sono poco riconoscibili, astratti in simmetrie decorative inaspettate. In sintesi, delle piastrelle per il bagno un po' più dettagliate.  
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This series is an experimentation, a game almost: images that are less photographic and more graphic, obtained by mirroring two to four times some photographs of flowers and leaves. The original subjects are barely recognizable, abstracted into unexpected decorative symmetries. In short, slightly more detailed bathroom tiles.  
​​​​​​​AUTUMN

"Leaves are all falling, and they're falling like they're falling in love with the ground"
- Andrea Gibson, The Madness Vase
BLUE
THE HELL FOREST
"Death created time to grow the things that it would kill"
- Rust Cole, True detective
LANDSCAPES
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